ODETTE TOULEMONDE di Eric-Emmanuel Schmitt - LA LOTTERIA di Shirley Jackson

www.lostinatolettore.blogspot.it


A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z


Ci insegnavano, ovviamente, a parlare, a esprimerci, a dialogare, la prima persona, la terza persona, il noi e il voi, ci insegnavano dicevano la lingua dei nostri tempi: Le Immagini.

Avete capito bene, "leggevamo" le immagini, parlavamo attraverso le immagini, dialogavamo con esse e attraverso esse. Un tempo remoto mio nonno mi raccontò di una civiltà che non usava solo le immagini, ma che si esprimeva usando le parole; obiettai  che anche noi ci esprimevamo usando le parole ma lui mi interruppe e avvicinando la sua bocca al mio orecchio pronunciò quello che aveva l'aria di essere un vocabolo proibito, sapeva di tabacco e nocciola, sapeva di silenzio e clangore, e disse: Scrivevano.

Scrivevano, mi ci vollero anni per comprendere appieno cosa significasse, dopo che udii quella parola capii di non poter avere altro scopo nella vita. Dovevo Scrivere.

Facile direte voi, prendi una penna, unisci le lettere dell'alfabeto fino a formare una parola più o meno lunga, e mentre la scrivi ne scopri il suono nella mente, muovendo quasi impercettibilmente la lingua sul palato.
Ecco, già che ci siamo io non sapevo nemmeno cosa fosse una penna, non sapevo cosa fosse l'alfabeto, sapevo però dirvi cos'era un albero e come era fatto, conoscevo la parola albero, ma solo perchè me l'avevano fatto vedere su una lavagna luminosa in una classe affollata di bambini vestiti tutti uguali.

Eh ma scrivere A L B E R O è tutta un'altra cosa. È l'immagine più potente che esista è come se i colori, la forma, esplodessero letteralmente nelle sinapsi. È come avere un proiettore potentissimo, dietro gli occhi, che occupa tutto il nostro campo visivo con la quercia più grande che abbiate mai visto.

Ero un analfabeta, leggere immagini e comunicare con esse era molto più facile, richiedeva meno impegno, era tutto a portata di indice; a pensarci bene tutto poteva essere additato.
Laddove il semplice indicare non era sufficiente, interveniva un chip neurale il quale collegato in remoto ad una specie di cervellone centrale, faceva si che quelle cose per cui non si riuscivano a trovare immagini a portata di mano, diventassero disponibili su dei piccoli palmari che avevamo sempre con noi.

Un esempio? pensate ad un bambino che piange e ad un genitore che non ne capisce il perchè, di colpo sul palmare del padre e della madre compare l'immagine di un biberon.
Il bambino ha fame, mamma e papà sollevati lo accontentano e il bambino smette di piangere.
Il chip leggeva la nostra mente, le nostre emozioni, sensazioni, bisogni e li traduceva in concetti il più elementari possibili.

È complicato? se lo è per voi, figuratevi per me quanto lo è stato imparare a scrivere.
Dopo quell'incontro con mio nonno, ne fecero seguito altri e ogni volta gli chiedevo di raccontarmi qualche cosa di più, di addentrarsi nei ricordi di quella civiltà, di mettermi a disposizioni gli strumenti per imparare quella che sembrava un'arte magica e antica, potentissima.
Mio nonno era reticente, continuava a ripetere di non parlarne con nessuno, di tenere segreto il contenuto dei nostri incontri, e di comportarmi come sempre.

Mi parlò dei libri, della carta, di matite e dell'inchiostro, dei caratteri, della stampa e dei numeri. Ero affascinato, le sue parole parevano uscire da un carillon che per troppo tempo aveva preso polvere, era una musica arrugginita ma squillante, era il lascito di un uomo a cui mancava irrimediabilmente poter imprimere qualcosa: io ero la sua pagina bianca, la sua voce l'inchiostro.

Vorrei poter continuare a raccontarvi la mia storia, e forse un domani lo farò, ma ora devo andare, vivo in clandestinità. Delle quattro dimensioni mi manca quella fondamentale, così come mancò a mio nonno, il tempo.
Se troverete queste mie parole, e so che le troverete, allora riprendete da dove ho lasciato io.
Tutto quello che vi serve è custodito in questi due oggetti, si chiamano libri, (me li regalò mio nonno) son fatti di carta (fate attenzione alle fonti di calore, tende a prendere fuoco) e si leggono (che parola meravigliosa) da sinistra verso destra, dall'alto verso il basso. Sono le due ultime copie rimaste, credo in tutto il mondo, scoprirete con essi non solo le parole, ma la grammatica, la punteggiatura, l'uso delle virgole e dei punti, sui punti e virgola invece ammetto che ancora adesso ho qualche dubbio.

Non scoraggiatevi, so che tutto questo vi sembrerà un ammasso di simboli neri su sfondo bianco e che vi mancano un sacco di spiegazioni su come si compongono e leggono le parole, ma risolverete l'enigma se avrete utilizzato l'immagine che vi ho lasciato all'inizio di questo racconto. Mettete insieme le lettere e troverete la soluzione: la storia.
Se ci sono riuscito io, allora ce la farete anche voi.

Scrivete, perchè le immagini se non incontrano le parole non diventano mai emozioni.

Sinceramente Vostro

Albero.


RECENSIONE SENSORIALE


Credo che non ci sia bisogno di aggiungere i cinque sensi a quello che ho scritto, questa è una recensione sensoriale nel vero senso della parola, ho usato quello che sentivo e l ho tramutato in un racconto. 
Il tutto è stato ispirato da due storie contenute in questi affascinanti libri, che per motivi diversi, catturano e coinvolgono.
Il primo, È una bella giornata di pioggia, fa parte di una serie di otto racconti nel libro Odette Toulemonde di Eric Emmanule Schmitt, il secondo invece Colloquio è inserito nel libro La Lotteria di Shirley Jackson.
Se potete abbiatene cura.

VOGLIE IMPULSIVE


È quello che ho appena fatto.

PESO IN VALIGIA: 250Grammi in totale

INVESTIMENTO: 8€ + 9.50€

EDITORI: Edizioni e/o (Odette Toulemonde), Adelphi (La Lotteria)

0 commenti:

BASTADDI di Stefano Amato

www.lostinatolettore.blogspot.it


- ..Ma son morti tutti? -

- Si perchè? -

- Perchè uno l' avrei ammazzato volentieri -


"Con il termine Mafia si intende un sistema di potere esercitato attraverso l'uso della violenza e dell'intimidazione per il controllo del territorio, di commerci illegali e di attività economiche e imprenditoriale; è un potere che si presenta come alternativo a quello legittimo fondato sulle leggi e rappresentato dallo Stato."

Una sorta di Contro-Potere.

Dunque, come si fa ad annientare un sistema come Cosa Nostra se il solo Potere dello Stato non è abbastanza efficace; Potere e Contro-Potere paiono annullarsi a vicenda, un testa a testa che non porta a nulla, per sbilanciare i rapporti di forza serve una variabile.

Bastaddi vuole suggerire questa variabile, è un libro provocatorio, Stefano Amato è un provocatore e di mestiere fa lo scrittore, non l'esempio.

Prendere in "prestito" una sceneggiatura di un film come Bastardi Senza Gloria e riadattarla con una cover letteraria in chiave Siciliana è stato un azzardo che alla fine ha pagato. Il Film di Tarantino ha riscosso grandi consensi, coinvolto il grande pubblico, portando sullo schermo con un linguaggio semplice e pungente quello che sostanzialmente è l'istinto umano contro ogni ingiustizia. 
Solo che nel farlo ha deciso di dar voce a quell'istinto basso, belluino, incontrollato ed incontrollabile come solo la violenza contro i soprusi può essere, che però se libera di sfogarsi può tramutarsi in sadismo e perfidia.
Quindi quale scenario migliore se non quello della guerra, dove le regole del vivere civile avevano abbandonato intere nazione, dove la violenza sembrava essere l'unica via verso la salvezza.

Machiavelli sarebbe orgoglioso sia di Bastardi Senza Gloria che di Bastaddi: Il fine che giustifica i mezzi.

Di cosa tratta dunque Bastaddi?

Di Guerra alla Mafia, di un gruppo di uomini, di prescelti, lontanissimi dai canoni dei militari in carriera, per i quali la missione è tanto più importante quanto più se ne sentono coinvolti emotivamente. Quindi, armi e coltelli in pugno son pronti ad una lotta senza quartiere, e senza regole, senza pietà contro quella montagna di merda che sono la Mafia ed i Mafiosi.

Questo manipolo di Bastaddi fa incetta di scalpi Mafiosi, gira in lungo ed in largo la Sicilia uccidendone il più possibile, il più barbaramente possibile. Chiaramente tra i vari picciotti inizia a serpeggiare paura e i Boss vogliono arginare questa isteria cercando di dare una dimostrazione sia di forza che di compattezza. Così, come se si trattasse dell' esercito ed il malcontento che serpeggia nelle truppe andasse estinto, i Boss di Cosa Nostra vogliono celebrare il loro onore e la loro comunanza, auto celebrandosi ad una serata al Cinematografo proiettando un film Mafioso su uno dei loro novelli e coraggiosi "eroi".

La Bravura di Stefano Amato sta nell'aver usato una scrittura godibile, creativa il giusto, senza mai lasciarsi prendere dalla smania di voler ricalcare pedissequamente tutti i passaggi del film. In questo modo è riuscito a costruire una trama nuova, del film utilizza grosso modo le trovate e le situazioni, ma riscrive completamente la storia, i personaggi e riesce magistralmente a collocarli nella sua Sicilia; caratterizzandoli talmente bene da rendere vividi tutti i luoghi comuni attraverso cui, da esterni, osservando questa terra circondata dal mare, si possa puntare il dito e dire "ecco vedi che è proprio così".

Già, ma i luoghi comuni come i mafiosi sono duri a morire, e sta qui la provocazione profonda di questo testo, cioè che per sconfiggere i Mostri bisogna essere disposti ad esserlo a propria volta.

La fortuna vuole che questa sia solo una storia.

La sfortuna, invece, vuole che questa stia solo dentro un libro.

Al di la di tutto questo incrocio tra etica e opportunità mi ha riportato alla mente le parole di Piero Calamandrei, il quale dall'alto del suo senso civico/civile ci vuole ricordare sempre che

Dove non v'è libertà, non può esservi legalità.

Con tutto quello che ne consegue...sopratutto per i Bastaddi.

RECENSIONE SENSORIALE


Vista: Una foto di Robert Capa


Tatto: Gesso

Gusto: Canditi

Olfatto: Mandorle


VOGLIE IMPULSIVE


Libera

Rivedere i Cento Passi

'Fanculo l'Onore e l'Omertà (Litfiba - Dimmi il Nome)

PESO IN VALIGIA: 276 Grammi

INVESTIMENTO: 16€

EDITORE: Marcos Y Marcos

0 commenti:

SETE di KERRY HUDSON

www.lostinatolettore.blogspot.it


Tu sai cosa è un clichè?

Io no, e tu?

A me sembra di averlo appena letto.


L’avevo detto in tempi non sospetti, quando all’inizio di questa avventura avevo stilato le “regole” di #Progetto52; certi libri vanno abbandonati.

Probabilmente, il fatto che in questo periodo della mia vita non riesca ad essere empatico verso certe storie d’amore non è di aiuto. Quando lo sguardo deve scorrere tra righe che tessono un canovaccio che lentamente si impregna di un certo sentimentalismo, la lettura assume più i tratti della punizione che del piacere.

Kerry Hudson giovane autrice del romanzo Sete ha l’indubbia capacità di legare le parole e raccontare una storia che si sviluppa abbastanza agevolmente in una trama ricca e complessa, dove i due protagonisti Dave ed Alena cercano come novelli Renzo e Lucia di raggiungere non la felicità, ma quell’Una che a tutti è concessa.
È un racconto di due solitudini come tante ce ne sono nella letteratura, che attraverso alcuni balzi letterari sembra solcare mari in tempesta.

Una giovane ragazza Russa, ingenua e sognatrice che con la superficialità di chi vuole evadere dalla mediocrità credendo di meritare di più, si lascia convincere a partire per il sogno della grande città, del grande amore, della grande e fallace avventura in terra straniera per poi un domani sentirla propria.

Un altrettanto giovane ragazzo, confinato in una vita mediocre e ripetitiva, senza sussulti con un passato fatto di amicizie e amori talvolta sbagliati lo spingono a lasciare la sua periferia dove sente di vedere e vivere solo i bordi della vita, per respirare il profumo potente dei propri sogni e seguirne la scia.

Inevitabilmente due persone così, sprovvedute e sensibili, son destinate ad intrecciare i loro destini. Una città immensa e decadente come Londra riserva per loro posti e situazioni che fanno di una storia d’amore un calvario.  Progetti sbagliati, Persone abiette e malvagie, bugie, fughe da paure che più che forza propulsiva son argini viscidi e insormontabili e quell’incomunicabilità di certi passati che diventa straziante, tanto da leggere quanto da vivere.

Il “ma” in tutta questa storia è il suo essere piatta, artificiale, dove tutti i clichè laddove possono essere applicati trovano spazio e conforto.
l’odore di sesso non consumato ed è esattamente così che ti senti dopo aver lasciato indietro l’ultima sillaba di questa storia. Con addosso quella strana sensazione di cose che sai che sarebbero capitate e nell’ordine esatto in cui sarebbero successe, ma  questa consapevolezza ti infastidisce perché non trova conforto in quello che più di tutto volevi, lasciarti dietro non solo la loro storia ma forse anche un pezzo della tua.

Sete è un romanzo per chi vuole una storia di oggi, in cui ci sono tutti gli ingredienti per empatizzare con due protagonisti in cerca di sé stessi. Sarebbe ingeneroso comunque chiudere questa recensione senza dare il dovuto merito a Kerry Hudson, scrittrice di indubbio talento, abile e raffinata nel linguaggio, sicura e scorrevole anche quando il miele inizia a diventare troppo e si rischia il diabete. I passaggi migliori rimangono quelli in cui i personaggi secondari intervengono sulla scena, scombinando i parametri rendendo più rapsodico il movimento concettuale della storia e creando storie nella storia senza mai impedire a questa la sua immediatezza e semplicità

La Meravigliosa copertina di questo volume edito da BeatEdizioni fa di questo libro un oggetto bellissimo al di la del piacere o meno che si prova leggendolo.


RECENSIONE SENSORIALE


Vista: La luce di una finestra

Udito: Small Blue Thing di Suzanne Vega

Tatto: I tasti neri di un pianoforte

Gusto: Impasto per dolci

Olfatto: Il filtro bruciato di una sigaretta


VOGLIE IMPULSIVE


Fare la spesa

Pulire casa

Impegnare la mente


PESO IN VALIGIA: 279 Grammi

INVESTIMENTO: 13.90€

EDITORE: Beat Edizioni

0 commenti: