Recensione #Libro3 - Eureka Street - Robert McLiam Wilson

giovedì, gennaio 22, 2015 , , 3 Comments

Definisci Intuito

Quel propagarsi inarrestabile di una certezza.


Così come è vero che da cosa nasce cosa, è altrettanto provato che se leggi una bella storia la successiva sarà ancora meglio. 

Non c'è nella letteratura contemporanea un incipit più potente de:

"Tutte le storie sono storie d'amore"

È l'inizio del Romanzo di Robert McLiam Wilson - Eureka Street, e dura esattamente 27 pagine; il resto è un crescendo di personaggi, situazioni, vibrazioni, contrasti, intuizioni, e una città con più colli di Roma: Belfast.

I due Protagonisti, Jake e Chuckie, muovono le loro storie su questo sfondo urbano che l'autore ha la bravura di dipingere con poetica e ferocia.
Belfast è una città di cui si conosce più la nomea che il nome. Vengono in mente subito il terrorirsmo, l'IRA, gli attentati e memorie perse tra trafiletti di giornale letti di sfuggita e orecchie distratte che pizzicano scampoli di notizie tra il radiogiornale e la portiera dell'automobile.

Belfast diventa piccolissima, ha le dimensioni di un ambiente domestico, sa essere tanto accogliente quanto sporca e repellente. 

"Con così tanta gente addormentata, Belfast sembrava una camera con la luce spenta."

Jake non ti lascia scampo, è figo, fa a botte e ti infila in un discorso Racine e Flaubert mentre ci prova con una cameriera che gli sorride in gaelico e gli porge un'altra birra.
Chuckie invece è semplicemente "Maldestro come il suo amore", un illuminato che si scopre capace di cose grandiose, ha i geni dello "Stalker", l'umiltà di chi è senza un quattrino e una idea.

A completare la popolazione di questo incastro di parole una serie di personaggi che sono le svolte di questo romanzo, ognuno alla fin fine è un incrocio, alcuni con precedenze più marcate di altri.
Non è un romanzo di formazione, Jacke e Chuckie non sono degli Holden dai capelli rossi.
Noi possiamo solo assistere alle intuizioni, alle decisioni che questi intraprendono tra un pub e l'altro, tra un viaggio intercontinentale e un pestaggio, tra un dialogo sincero e un boato in lontananza, perché è comunque in corso una guerra che si estende dalla vernice sui muri delle case fino a colarvi dentro raccontando le vicende e gli odi della città.

Lungo il testo son presenti parole come Nazionalista, Lealista, Cattolico, Protestante, Repubblicano e tantissime sigle che punteggiano con precisione la geografia "politica" della città.
Forse è questa l'unica difficoltà di un romanzo che si lascia vivere grazie ad una scrittura asciutta e ritmata.

Forse può apparire un po troppo alto come concetto, ma credo che Robert Mcliam Wilson abbia voluto rendere ogni capitolo un tassello con cui costruirci una sua idea di pace. Non tanto quella ideologica, bensì quella della gente comune, che si riscopre la stessa di sempre, con sogni ambizioni e una primavera incessante nel cuore. Nonostante la pioggia.

Il realismo di questa storia è nel suo essere vera sempre, Jake e Chuckie li possiamo incontrare ogni giorno, alzando solo lo sguardo allo specchio; e se c'è una cosa che ho imparato è che i ragazzi di Belfast non mentono mai, altrimenti

"Ecco cosa succede quando si mente. Se non ti credono ti vergogni di te, se lo fanno ti vergogni per loro."

Recensione Sensoriale


Vista: Il declinare di una collina fino al mare

Udito: Bygone dei Volcano Choir

Olfatto: Asfalto bagnato

Gusto: Un filo d'erba tra le labbra

Tatto: Una ciocca di capelli color castano

Voglie Impulsive


Un primo bacio

Farmi un giro in macchina per la città

Aprire la porta di una stanza sconosciuta

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Recensione #Libro2 - La Città dei Ladri - David Benioff

sabato, gennaio 17, 2015 , , , 1 Comments

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L'etica di un ladro

Quando la storia migliore è il tempo peggiore della tua vita.


È un libro da divorare, mette fame, mette paura, mette freddo e voglia di tutto anche di sesso.

"Il suono più desolato del mondo è quello degli altri che fanno l'amore."

Conosce lo humor, quello vero, David Benioff e sa come alleggerire l'atmosfera, come creare una trama che si dipana velocemente non soffermandosi troppo su quello che è il contesto. Probabilmente proprio così facendo lo rende ancor più crudo, poiché non v'è storia ambientata in tempo di guerra che possa cambiare la percezione di quello che è stato un conflitto che ha stravolto l'umanità per sempre.

Inverno del 1941 San Pietroburgo assediata dai Nazisti.
La città è dilaniata dalle bombe, la fame spinge fino alle estreme conseguenze l'animo umano, fino al cannibalismo. I libri si trasformano in nutrimento e non per la mente ma per il corpo, mangiandone le proteine contenute nella colla per la rilegatura. C'è il coprifuoco, c'è la polizia segreta, c'è il Partito e le sue fabbriche che come la propaganda continuano il loro lavoro incessanti anche sotto attacco.

Ci sono ancora i ragazzi, quelli rimasti perché non hanno potuto o voluto scappare altrove e c'è una notte gelida, un corpo morto, un paracadute aperto, una strada vuota e poi c'è Lev corre verso quella nuvola notturna mentre gratta il cemento, verso la sua storia.

Piccole tragedie fanno conoscere Lev e Kolja, un furto e una diserzione. L'autorità regala loro una possibilità di redenzione, una missione che li farà uscire dalle porte di Piter (San Pietroburgo per i suoi abitanti) portandoli tra le linee nemiche affrontando la guerra quella peggiore che non si svolge tra due schieramenti armati fino ai denti, ma tra gli uomini in rapporti di potere sempre dispari.

La ricerca di queste uova, la missione loro assegnata, ci fa compagnia mentre tra marce proibitive, freddo polare, pindarici voli letterari, sogni, amori, resistenza e Nazisti ovunque entriamo sempre più in sintonia coi due protagonisti.

"Feci un respiro profondo. Se solo fossi stato un po' più forte l'avrei preso a cazzotti.

- E la buona notizia? -
- Prego?
- Hai detto che la cattiva notizia è che abbiamo sbagliato strada -
- Non ci sono buone notizie. Solo perché ce n'è una cattiva non vuol dire che ce ne sia una buona. -"

L'ironia è la chiave vincente di questo libro, la sua costante capacità di farci sorridere, a denti stretti, nonostante tutto. Per riuscire in questo è stato scelto di non dare troppi scossoni, di lambire la superficie delle cose e farcene intuire la sostanza. L'originalità è un'altra cosa, ma va dato il merito a Benioff di farci appassionare per tutta la durata del romanzo.

Si possono commettere sbagli nella vita, e per porvi rimedio un furto ed una diserzione possono rivelarsi eroici.

Recensione sensoriale


Vista: Mani protese intorno al fuoco


Olfatto: Kerosene

Gusto: Brodo di Gallina

Tatto: Il bordo irregolare di una cicatrice

Voglie impulsive


Una frittata di dodici uova e cipolla con birra ghiacciata e...

Poter sentire ancora una volta la voce dei miei nonni e le loro storie

Respirare il sole di Giugno davanti al Palazzo d'Inverno


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#Libro2 - La Città dei Ladri

mercoledì, gennaio 14, 2015 , 3 Comments

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#Libro2

" Eppure, se in me non c'era niente di grande, forse mi restava il talento di riconoscerlo negli altri, perfino nei personaggi più irritanti "


Il #Libro2 di #Progetto52 è il più classico dei "leggerò".
La prima edizione è stata stampata da Neri Pozza Editore nel 2008, successivamente la versione tascabile distribuita da BEAT nel 2011; sette anni di rimandi di tanto prima o poi lo leggo, poi inevitabilmente quando mi decido e parto spedito verso la più vicina libreria per acquistarlo la risposta del libraio è gelida come la tazza del water la mattina:

- Finito, forse si può ordinare -.

L'umore è dello stesso colore della Mole, inizio un pellegrinaggio in sette librerie di Torino, pare sia introvabile, finisco perfino dall'Ebreo in Galleria Subalpina ( mio padre mi ha sempre parlato di quella libreria con quel nome, sinceramente non la conosco altrimenti ) che tratta prevalentemente libri usati...la siberia rispetto al volto della gentile signora dietro il bancone sembra un posto più ospitale.

la sfida è chiara, cristallina, per questo libro devo affrontare sfortune assortite, scarsa inclinazione alla clientela, una passeggiata "tonificante" in una Torino dalle temperature tipo Ginnastica alla prima ora di lezione a Gennaio.

Come nelle più classiche tragedie Greche interviene in mio soccorso il Deus ex Machina.
Il Chi ha l'aspetto ricurvo ed occhialuto che tradisce uno sguardo che pare imprigionato come l'oceano dietro un oblò; il dove non poteva che essere nella più scontata delle librerie: alla stazione.

Biascico un buongiorno lanoso attraverso gli unici spifferi che ho tralasciato sul viso e domando:

- la città dei ladri di Benioff, Dio volendo.-

rumore di tasti, input al silicio, dieci secondi forse dodici.

-Si! ultima copia, edizione tascabile, gliela prendo?-

Non credo di aver risposto, forse i miei occhi hanno agito per me dilatando le pupille e assumendo la forma di una tazza fumate di cioccolata calda, tempo cinque minuti ed ero finalmente un lettore appagato con la sua copia fiammante de Una Città di Ladri di David Benioff.

Nel mentre che scrivo questa recensione le pagine hanno già iniziato a muoversi, alcuni capitoli, Lev e Kolja si stanno destreggiando in una San Pietroburgo senza colori, sbiadita dal freddo, dalla fame, soprattutto dalla guerra. 

" Nel Giugno del 1941, prima che arrivassero i tedeschi, credevamo di essere poveri. Ma ora, d'inverno, giugno ci sembrava il paradiso. "

Gli elementi per una bella storia ci sono tutti o quasi, per quanto mi è dato di capire manca una sola cosa:

Una fottutissima dozzina di uova.

C'è la guerra, il freddo, la fame, i Nazisti e una "missione". 
Cammino con loro. 
Colbacco ben allacciato e la mia ricerca di questo libro mi fa simpatizzare ancor di più con Lev e Kolja.

Ci leggiamo Lunedì. A proposito, voi invece cosa state leggendo? chi vi sta facendo compagnia, insieme a del Tè una coperta e lampadine a basso consumo energetico?

Se avete storie simili di ricerca di libri che paiono introvabili sappiate che Non siete Soli!
Condividete liberamente la vostra avventura...

3 commenti:

Recensione #Libro1 - Fabio Geda Itadakimasu - Umilmente ricevo in dono

domenica, gennaio 11, 2015 , , , 1 Comments

immagine tratta da wikipedia


L'isola accessibile

Ciò che un paradosso non dice.

Ci sono cose a cui non si è mai preparati del tutto, ad esempio questo Blog, questa sfida #Progetto52, ma soprattutto non si è mai preparati al lavoro sporco che solo i libri sanno fare nella nostra immaginazione.
Nessuno ci dice a pagina uno che dobbiamo cambiare abito, aggiungere una coperta al piumone, infilare dei sandali o ripararci dal vento, nessuno a parte lo scrittore sa o finge compiaciuto di sapere come indosseremo il suo scritto.
Pertanto non mi aspettavo di dover organizzare un viaggio a stomaco vuoto, in cui il pranzo al sacco non era richiesto e l'unica fame che avrei sentito sarebbe stata quella della curiosità.

L'Ossimoro più scontato:  Viaggiare Immobili

Da ogni angolazione si affrontino il centinaio di pagine di Fabio Geda nel suo Itadakimasu - Umilmente ricevo in dono non si trovano imperfezioni, pare che il narratore abbia imparato in fretta la lezione della terra del Sol Levante dove ogni cosa è tesa al raggiungimento della perfezione.

È un viaggio oserei definire autobiografico, una scoperta di Tokyo con forse la pretesa di voler andare oltre e attraverso il cibo - che si rivela come vero protagonista insieme all'animismo millenario alla metropolitana ad un gatto e a qualche Ramen cucinato come tradizione impone - e di insegnarci qualche cosa su una cultura antica e singolare che solo vivendola, respirandola, "mangiandola" si può riuscire ad assimilare. Probabilmente solo in parte.

La Collana per cui è pubblicato è Allacarta e si occupa, da quanto ho capito, di raccontare il mondo attraverso il cibo, fortuna vuole che ci sia molto di più dentro queste pagine.

Si passa dallo Shintoismo a Sampei, da Murakami a Maneki-Neko attraversando la metropolitana di Tokio fino allo spettacolo dell' Hanami (il godere della bellezza primaverile della fioritura )

Ogni passaggio è sottolineato da un sapore, un piatto, che più di questo è una usanza: una tradizione che può vantare a diritto lo stessa considerazione che noi regionalmente parlando diamo a quelle ricette che le nostre nonne cucinano da sempre tramandate nel tempo. Non basta ed è per questo che il libro diventa inaspettato, perché ci ingolosisce, ci lascia intendere che solo passando attraverso quei quartieri quei territori, sedendosi a quegli sgabelli e guardando negli occhi chi cucina il nostro piatto potremmo apprendere davvero la ragione di un popolo.

Tokio e forse il Giappone intero viene presentato come un enorme ossimoro, un paradosso dove tante cose iniziano essendo un significato per poi rivelarsi solo se ne accostiamo il suo opposto. 

In fondo ci viene fornita una chiave di lettura diversa e prospettica di una terra e di una cultura da molti, me per primo, inesplorata, anche e soprattutto nelle arti sia visive che letterarie.
Ed è proprio grazie a questo paradosso che mi sono incuriosito e questa "fame" mi ha letteralmente divorato.

Ho iniziato #Progetto52 nel migliore dei modi, viaggiando, e non importa se ciò che ho indossato quando ho aperto il libro non era pertinente, ciò che ho scoperto essere importante è che adesso ho una meta in più da raggiungere, proprio là, dove sorge il sole e parlare di sushi a cuor leggero è quasi una bestemmia.


Recensione Sensoriale


Vista: Una ciotola fumante

Udito: sarò scontato ma dopo dieci pagine la fischiettavo: Forbidden Colors

Olfatto: Il bucato appena steso

Gusto: Frutta candita

Tatto: Un Petalo

Voglie Impulsive


Leggere Banana Yoshimoto Kitchen

Organizzare una fuga "millenaria" a Tokyo

Provare la claustrofobica sensazione di un riposino in un Capsule Hotel


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Piombo e Inchiostro

mercoledì, gennaio 07, 2015 0 Comments



No, non leggevo #CharlieHebdo.
Conoscevo il loro lavoro. Conoscevo le polemiche che avevano attraversato nel 2006 la pubblicazione di controverse vignette su Maometto che causarono forti reazioni popolari soprattutto nel mondo Arabo.
Ecco, la satira allora pensavo, aveva un potere. Quello di mettere le persone difronte a una immagine, da alcuni mitizzata, e semplicemente con una vignetta, un tratto di inchiostro e qualche parola, distruggerne pian piano l'essenza senza per forza snaturarne il contenuto.
Intendiamoci, una vignetta satirica su Maometto, così come sul Papa, o sulla Madonna non devia il concetto che sta alla base del "ruolo" che ricoprono storicamente, tuttalpiù riesce a riportare queste immagini ad un contenuto terreno, a renderle, accessibili, criticabili, opinabili, umane. Pregi e Difetti.

È un potere quello che attribuivo alla satira che negli anni ho visto affievolirsi soprattutto in Italia; per fortuna gli anni del boom dei Social-Network hanno dato una riscossa a questo modo di fare informazione attraverso l'analisi cinica e talvolta spregiudicata dell'accaduto, del presente. Siti come www.Spinoza.it o www.kotiomkin.it fanno e bene questo lavoro, battute scritte da utenti qualsiasi che finiscono in enormi raccoglitori digitali che ne selezionano le migliori e le diffondono nell'etere.

La famosa satira 2.0 insomma.

Charlie Hebdo invece era un giornale satirico, mi auguro continui nonostante i fatti tragici di oggi ad esserlo, aveva una redazione, delle persone che vi lavoravano e che hanno dato letteralmente la vita pagando ad altissimo prezzo quello che per loro significava poter esprimere liberamente il proprio pensiero.

Nella morte non c'è niente di Social, nulla di Smart o di qualunque cazzo di neologismo sia stato coniato in questo millennio.

Il piombo, oggi, così come l'inchiostro, da sempre,  lascia tre distinguibili segni:

- Una linea
- Una macchia
- Un' idea

Per quanto la linea e la macchia possano essere cancellate o peggio lavate, l'idea quella no. Dunque perchè l'inchiostro dovrebbe essere più forte del piombo, della morte?

Perchè l'inchiostro fa riflettere, il piombo no.
Perchè l'inchiostro fa voltare pagina, il piombo la buca da parte a parte.
Perchè l'inchiostro impegna la mano, il piombo un singolo dito.
Perchè l'inchiostro richiede un pensiero, il piombo una esecuzione.

Ecco, l'inchiostro è l'esecuzione materiale di un pensiero. L'inchiostro è umano!
Il piombo No.

È ovvio che nell'attentato odierno il protagonista non sia solo il piombo ma soprattutto la religione e far finta che non siano correlate le due cose è esercizio puerile di chi gira la testa dall'altra parte per illudersi di non dover mai fare i conti con la complessa realtà in cui viviamo.

Neanche quattro mesi fa usciva un album che mi ha fatto molto riflettere su concetti come Religione e Piombo viaggiassero di pari passo. Una frase soprattutto mi torna oggi in mente:
Worst Things in the world are justified by belief ( le cose peggiori nel mondo sono giustificate dalla fede )

Gli U2 e la loro Irlanda hanno assaggiato con mano cosa fossero Piombo e Religione e la loro sanguinosa unione.

La Francia non aveva e forse non avrà il problema di questa singolare sinergia ma oggi, con l'assassinio di giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo in nome di Allah si è stravolto un equilibrio sociale e non sarà facile per una società che si vanta di una elevata integrazione seppur funestata da sporadici casi di rivolte popolari, come i recenti fatti delle Banlieue del 2005, ritrovare una coesione interculturale a breve termine.

Quello che resta di certo è che oggi siamo tutti un po' più morti dal ridere.

Bon Voyage Charlie, et à bientôt.






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#Libro1

lunedì, gennaio 05, 2015 1 Comments

Fabio Geda Itadakimasu Umilmente Ricevo In Dono


Questo è il #Libro1 di questo Blog e soprattutto del #Progetto52.

Tra una settimana farò una breve recensione di quello che ho letto, sentito, toccato, respirato e immaginato.

La copertina ha già un fascino tutto suo.

Questo libro è un regalo di mia moglie per Natale, non avrei potuto iniziare con nient'altro...Non avrei voluto iniziare con nient'altro...

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