LA REGOLA DELL' EQUILIBRIO di Gianrico Carofiglio

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"Hai mai fatto a cazzotti?"

"Dipende, con una persona o con i pensieri"


Ci sono due modi per fare a pugni: la prima prevede l'uso dei guantoni e quello che procurano sono tuttalpiù dei lividi, la seconda invece è con le parole e quello che lasciano sono ferite che non si rimarginano.

Dovevo leggere un altro libro, in realtà l'avevo già iniziato: Bersaglio Notturno di Ricardo Piglia un romanzo giallo ambientato a Buenos Aires, solo che come spesso accade non smetto mai di sfogliare i libri che mi capitano sotto mano. 
Così domenica all'ora di pranzo mentre mio padre si apprestava ad imbandire la tavola ed io cazzeggiavo stancamente tra i libri di casa dei miei genitori, la mia attenzione si posa su un titolo che sembra contenere, neanche a farlo apposta, la formula pratica a risolvere questo particolare momento della mia esistenza: La Regola dell' Equilibrio.

Giusto il tempo di sentire la fatidica frase "È pronto!" che chiudo il libro e segno la pagina a cui ero arrivato: Pagina 50.

Come pagina 50? Controllo che il libro non avesse una prefazione che ho saltato o qualsiasi altra cosa che potesse spiegare come in mezz'ora, il tempo trascorso tra la presa del libro e il richiamo ai doveri mandibolari, abbia potuto leggere così tante pagine.
In definitiva è facile dedurre che il libro mi ha preso, già nella giornata di Domenica l'avevo praticamente finito, mi sono giusto lasciato l'ultimo capitolo da leggere come compagnia per accomodare il sonno in una stanza di albergo di una città non mia.

Gianrico Carofiglio ha tessuto una storia che si adagia su quello che sembra un tappeto musicale, che suona come un Legal Thriller, ma spesso come per trovare un equilibrio che non sarebbe possibile altrimenti, viene accompagnato da note Noir e da piccoli accenni al romanzo di formazione. Il risultato è di una musicalità quasi perfetta, i dialoghi sono pennellate di puro realismo, non c'è bisogno di descrizioni e contesti elaborati ne tanto meno di più piani narrativi. 
È un romanzo Giallo, lineare ma sbalorditivo tanto più quando pur usando dove richiesto un linguaggio tecnico giuridico riesca a comunicare semplicemente tutti gli aspetti del sentire umano, anche quelli più delicati come la vita, la morte, la moralità, l'amore e il dubbio.

La regola dell'equilibrio, mi viene quasi il sospetto che Carofiglio abbia voluto cimentarsi in un esercizio di stile, riuscendovi, facendo si che anche il lettore non possa che essere affascinato da questa ponderatezza senza che questa risulti mai banale.

Guido Guerrieri l'avvocato Barese protagonista di questa vicenda (quinta avventura della sua saga) è un uomo di mezza età, molto indipendente come modo di pensare e non vincolato e spento come un azzeccagarbugli di manzoniana memoria. Il suo lavoro lo appassiona, la legge viene intesa non solo come materia di applicazione ma come momento di studio e riflessione, per aiutarsi in queste "sessioni" di pensiero preferisce indossare un paio di guantoni da boxe e sfidare Mr Sacco in una conversazione di sola andata fatta di montanti, periodi, e schivate.

Continuo a fare pugilato perchè la liturgia sempre uguale dell'allenamento mi colloca in un segmento mitico del mio tempo.

L'attività dello studio legale è serrata e l'efficienza dei suoi collaboratori è preziosa quanto la stima reciproca che si dimostrano gli uni con gli altri. L'avv. Guerrieri è bravo e lo sa, una punta di vanità lo spinge a compiacersi della sua etica, del suo equilibrio, ed è anche per questo che non può rifiutarsi di aiutare un suo ex compagno di Università che ha avuto una brillante carriera diventando Giudice a soli 24 anni e ora vede la sua reputazione a rischio per una storia dai contorni sbiaditi di una presunta corruzione.

Questa volta non basteranno le lunghe sedute con Mr Sacco o le passeggiate notturne per una Bari sonnolenta e radiosa nonostante una Estate che non vuole ancora manifestarsi e sembra essersi presa una pausa, per aiutare Guido a trovare la serenità necessaria e il giusto bilanciamento del corpo per non finire al tappeto, schiacciato da troppe paure e troppi riflessi ingannevoli.

A stringere i lacci del romanzo, per farlo calzare a perfezione sul lettore, serviva una figura femminile come Annapaola.
Una ex giornalista, dal passato burrascoso, dalle risorse infinite che gira in sella ad una moto nera e cattiva svanendo senza preavviso per intere giornate.
Per poi ripresentarsi al citofono come se nulla fosse per aiutare l'Avvocato a ritrovare la sua autostima con una cena etnica ed una bella rissa paesana, dove sfoggia rudimenti di softball liceali prendendo letteralmente a mazzate alcuni malcapitati. 


Alcuni libri sono così immediati che quasi dispiace congedarsi dai protagonisti, ma questa recensione non vuole essere un commiato, piuttosto l'ennesima riprova che

La vera unità di misura del tempo sono gli accadimenti inattesi.

È la vita, è tutta qui.


Recensione Sensoriale


Vista: Una Palestra vuota e luminosa


Tatto: Cuciture di pelle

Gusto: Curcuma

Olfatto: Pop-Corn


Voglie Impulsive


Rivedere Il Socio

Saltare la corda

Sentire suonare al citofono


Peso in valigia: N.D (sono in viaggio e non ho un bilancia appresso...amarezza.)

Investimento: Ehm rubato (a mio padre...comunque sarebbero 19€)

Editore: Einaudi


Luca Morello

Unknown

Leva Cestistica del '79; da sempre amante della buona musica, delle belle storie e dei propri sogni.

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