PICCOLI SUICIDI TRA AMICI di Arto Paasilinna

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L'ultima pagina

ecco a volte c'è anche dell' altro.


Il Libro di Arto Paasilinna Piccoli Suicidi Tra Amici è stata forse la prima vera delusione.
La prima in 11 settimane, l'undicesimo libro mi è stato "fatale".

Il perchè è presto detto, non avevo letto la Postfazione.
Tollero di buon grado le Prefazioni, mi piace quell'idea che qualcun altro abbia avuto il piacere e il modo di scrivere qualche parola introduttiva sull'opera che mi appresto a leggere, che mi sia data la possibilità di sbirciare dallo spioncino delle parole quello che sarà il contenuto del libro.

Ma no, la Postfazione è un abuso del mio tempo. Ma come, ho letto tutto, fino all'ultima pagina cosa c'è da dire ancora? cosa mai ci sarà di così importante da dedicare ancora ben sei pagine alla postfazione.

La storia l'ho trovata carina, semplice, scorrevole, con qualche risata a denti stretti, una delicata ironia di fondo, personaggi scapestrati ma credibili e una sequela di eventi che alimentano la voglia di andare a vedere dove "andrà a parare".

Ecco. Prendete questo pugno di righe e mettetelo a rosolare in padella, aggiungete un pizzico di superficialità e stupore, supponenza quanto basta e lasciate cuocere senza coperchio. 

Chiedo scusa a Arto Paasilinna, una volta letta la Postfazione l'avventura da lui narrata compie una mirabolante acrobazia in avanti, si proietta come un'opera sottile e geniale dove il significato profondo è molto più radicato di quanto le semplici parole lascino intendere.
C'è la Finlandia, il suo popolo, la sua terra, la sua storia, molto alcool ma anche cibo in dosi massicce, coraggio e viltà, umiltà e amore, rimorso ma mai rancore.
Il mio compito ora è quello assai difficile, non svelandovi troppo su personaggi e trama, di invogliarvi a leggere questo libro senza passare in libreria, cercarlo sullo scaffale in esposizione e andare a curiosare tra le ultime pieghe di questa storia.

Prefazione "di" e a questo punto anche "per" Luca Morello.


Una delle cose più belle dei romanzi di Paasilinna è che prima ancora di leggerlo ti domandi come cacchio si pronuncia Arto Paasilinna.
In sè il problema appare ad una prima occhiata insolvibile ma è ancora peggio quando ci si imbatte in Onni Rellonen, Hermanni Kempainen, Helena Puusaari .
Si dice che il ceppo linguistico ungaro-finnico sia quasi insormontabile, che non vi sia alcuna parola di senso compiuto ad avere una qualunque attinenza con le lingue non solo di origine latina, ma a questo punto anche aliena vien da pensare.
Come il portoghese deriva dal basso latino, così il lappone deriva dal bramito delle renne
e se ce lo ricorda Arto nel libro vale la pena credergli.
Questi tre singolari personaggi, in ordine di apparizione: un marito e uomo d'affari fallito, un colonnello senza stimoli e senza guerre da combattere ed una vicepreside sensuale ma paranoica, si adopereranno per riuscire a coordinare un gruppo di aspiranti suicidi ad intraprendere nel modo più "dignitoso" possibile l'ultimo viaggio della loro vita.
Onni e Hermanni si incontrano casualmente in un capanno vicino ad un lago, poichè entrambi hanno scelto inconsciamente il medesimo posto per suicidarsi questo inconveniente spegne sul nascere le loro ardimentose e definitivamente autolesionistiche intenzioni. Da questa esperienza preliminare grazie all'estate, al lago e a qualche goccetto di troppo viene loro l'idea che in fondo suicidarsi non è cosa così semplice. Ci vuole, metodo, disciplina, organizzazione e buona compagnia.
Così decidono di inserire un annuncio su un quotidiano Nazionale per radunare gli aspiranti suicidi della Terra di Finlandia. Ovviamente è un successo e le lettere li sommergono letteralmente.

La Grande Macchina della fine di tutto si mette in moto, saranno 33 (come gli anni di Cristo) i discepoli che intraprenderanno il Gran tour del Macabro, a bordo di un pullman di lusso a viaggiare per la Finlandia fino al limite estremo della Norvegia per poi tuffarsi in picchiata verso sud, passando la Germania, l' Alsazia, la Svizzera e il passo del Furka fino a deviare verso la Spagna e il Portogallo.
Ogni luogo sarà buono per farla finita, ma quello dopo sarà sempre meglio.
Un viaggio rincorrendo la Morte per poi essere sempre al foto-finish con la vita.
Incontri e scontri non mancheranno, perchè si può scherzare con la morte, ma con la vita no!

La semplicità del racconto e della sua scia di eventi lo rende quasi una limpida confidenza, un modo di accusare una società oramai troppo veloce e inquinata da ambizioni e indifferenza da lasciare indietro i suoi figli, che seppur sbagliando, arrancando come tutti, vorrebbero farcela. Riuscire nell'impresa che sembra la più facile mentre si rivela sempre la più irrisolta: esser felici.

La Finlandia è una terra dove la natura è padrona, spazi sconfinati e capaci di straordinaria bellezza quanto di struggente malinconia. Arto Paasilinna ci guida in questa quotidianità, non dimenticando mai piccoli ma delicati dettagli, dalle scorte di cibo e legna, all'immancabile bottiglia per condividere con una bevuta un particolare momento fino alle votazioni per alzata di mano sul dove si va e perchè...e dire che quando si va verso la fine, qualunque meta parrebbe buona...ma per un Finlandese No!

Gireremo a lungo su questo Pullman "la Saetta della Morte" prima di giungere ad una destinazione, che poi questa sia fine od inizio non è compito mio svelarvelo.
Scopritelo.


Recensione Sensoriale


Vista: Renne sullo sfondo di un cielo dove il blu diventa nero


Tatto: Il filo di una lama

Gusto: Sabbia

Olfatto: Monossido


Voglie Impulsive


Il calore di un falò

Il lato ancora fresco del cuscino

Un buon blues



Peso in Valigia: 255 Grammi

Investimento: 14€ (Oppure leggetevi di nascosto la Postfazione di Diego Marani)

Editore: Iperborea

RESISTERE NON SERVE A NIENTE di Walter Siti

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Le cose che possiedi,

alla fine ti possiedono.


Resistere Non Serve a Niente di Walter Siti è stato vincitore del Premio Strega 2013. Penso meritatamente.
Il premio Strega è il più rinomato riconoscimento letterario Italiano, nonostante questo, ammetto di non aver mai seguito con vivo interesse questo Premio e di aver letto in tempi ben diversi dalla sua proclamazione alcuni libri vincenti; anche questo libro non si è sottratto a questa regola. Confermandola.

Penso che l'abbia vinto meritatamente poichè non conoscevo prima d'ora la produzione letteraria di Walter Siti e mi era oscura la sua scrittura, il suo ritmo, la sua prosa.
È difficile leggere un libro che pagina dopo pagina si ha l'impressione sia più intelligente di te. 
Probabilmente in mano ad altri scrittori riuscire nell'impresa di esprimere gli stessi concetti che Siti racchiude in 319 pagine richiederebbe stesure superiori alle 800 pagine. 
Walter Siti non usa la lingua Italiana, la eleva. 
Ci sono stati passaggi dove ho avuto, e non mi vergogno a dirlo, bisogno del dizionario per scoprire il significato di alcune parole a me nuove; "occhi vagamente basedowiani" Ecco questa è stata solo la prima di una lunga serie.

L'inizio è spiazzante, un breve scritto in corsivo e poi una digressione in tutt'altro stile e carattere con una singolare parabola etologica di un esperimento sulle scimmie per un articolo di giornale sulla Prostituzione percepita.
Poche pagine ma singolari che comunque hanno il merito di farsi leggere in punta di naso, senza mai farmi staccare gli occhi dal libro, incuriosendomi.

Ed è allora che lo scrittore si palesa, si scusa e da qui inizia "formalmente" il romanzo.

Per tutto il testo avremo Walter Siti che sarà la nostra voce narrante onnisciente; attraverso un singolare e quantomeno fortunato incontro ad una festa del jet-set Romano fa la conoscenza di Tommaso, padrone di casa, che viene dai bassifondi e che si è arricchito grazie alla matematica e alla sua applicazione nei nuovi mercati finanziari. 

La recensione di fatto finisce qui, perchè il libro è la storia di Tommaso e di Walter Siti che la racconta non lesinando nulla su quello che il nuovo amico gli confida; tutti i retroscena della sua vita, fin da quando era bambino: l'obesità che lo escludeva da tutto e da tutti, la perdita di peso, la conoscenza di uno Sponsor che gli cambierà la vita , gli studi, la madre da donna di periferia a matrona, il padre galeotto, il flusso di soldi enorme gestito grazie alla matematica finanziaria, la ricchezza, le donne, le perversioni e il bisogno di amare con l'ostinata necessità di essere corrisposto mentre spesso "...Si scambiano opinioni trendy al posto dei sentimenti" .
La crisi finanziaria, i fondi che non garantiscono più stabilità, le cattive conoscenze e la fedeltà alla nuova criminalità.

"...Il possesso è l'unica misura del valore"

È il racconto di un personaggio attuale e verosimile, la nuova classe dirigente Italiana, il suo potere e il suo esercizio.
Per interi capitoli si mescolano fluidi organici e termini tecnici di finanza avanzata, incisi in dialetto romano e personaggi poco limpidi che cresciuti fuori dai patrii confini studiano, si evolvono, imparano e progettano le basi per il nuovo corso dalla criminalità 2.0.

La bravura di un tale spaccato dei giorni nostri sta proprio nel non incartarsi in tecnicismi, vengono invece buttati ( mai a caso) nel discorso come chiazze di colore, per dare un tono, una impronta che probabilmente chi è avvezzo a tali discorsi si ritroverà perfettamente a suo agio, mentre chi come me ne è completamente digiuno non ne patisce la presenza anzi continua a poter godere della trama, del racconto.

Come ho già detto è la storia di Tommaso, e chiusa l'ultima pagina compresa quella dei ringraziamenti il pensiero è che questo Tommaso esista veramente. Che tutto quello che c'è dentro questo libro non sia solo la geniale opera di una autore che ha volutamente smesso di scrivere "un libro per froci" come rozzamente lo condanna il suo Editor, bensì escluso l'input omosessuale, ma non quello sessuale di cui il romanzo è gravido, siamo davanti ad una pseudo confessione dove non c'e alcuna ammissione di colpa ma viene lasciato a noi lettori il compito di decidere se accettare o meno che possano esistere personaggi o mostri simili.

Il dolore più grande è accorgersi in chiusura che per buona parte del libro abbiamo simpatizzato per questi personaggi, perché il loro raccontarsi è mettere in bella vista tematiche della nostra quotidianità solo che tutto questo è dopato, è gonfiato ed è una iperbole della realtà. Una curva troppo alta e troppo inclinata per poter anche solo immaginare il senso di vertigine o assoluto che si possa provare.

Ebbene cos'è questo libro? 

Un romanzo storico. lo dichiara l'autore stesso e non possiamo non crederci. anche se alla fine davvero lo vorremmo.

" Non si penetra davvero la bellezza, come non si riesce a passare sotto l'arcobaleno; appena un corpo lo usi lo deformi e si deforma anche il tuo desiderio per quel corpo; la perfezione non si evolve, può solo allontanarsi o decadere. "

Il corpo, il denaro, la bellezza, il potere, è il racconto di queste fascinazioni. A cui tutti almeno una volta, a turno, abbiamo ammiccato e anelato.

C'è chi invece questa fascinazione non la subisce bensì la gestisce tutti i giorni e per averla probabilmente ha venduto la propria anima, magari tra un rialzo in borsa e una gita in barca, ma come a voler chiudere un cerchio...

Le cose che possiedi
alla fine ti possiedono.



Recensione Sensoriale


Vista: Un'icona lampeggiante sullo schermo del Computer.

Udito: We Didn't Start The Fire by Billy Joel ...fino al 1989 e questo fuoco brucia ancora.

Tatto: Cemento

Gusto: Marshmallow

Olfatto: Banconote 


Volgie Impulsive


I Cento Passi

Il Capitale

Lupo Alberto


Peso in Valigia: 430 Grammi + 2454 Grammi del Dizionario della Lingua Italiana

Investimento: 13€

Editore: Rizzoli Vintage

Recensione #Libro9 - L'Invenzione Della Madre - Marco Peano

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Si dice che il dolore non abbia forma,

sicuramente ha una dimensione: la nostra.


Ci sono letture che ci mettono a nudo, quasi a disagio, non in senso strettamente negativo, perché le parole che vanno sommandosi in realtà si uniscono a formare una leva.
Ma una leva per principi fisici ha bisogno di un punto d'appoggio per compiere la sua funzione e così se le parole sono la leva, il nostro corpo è un punto d'appoggio perfetto per sollevare ricordi, esperienze, per far saltare letteralmente i cardini profondi della propria intimità.

Leggere L'Invenzione Della Madre, esordio letterario del Torinese Marco Peano pubblicato da Minimum fax, è stato come assistere al funzionamento di questa primordiale "macchina semplice"
È la storia di Mattia, ragazzo cresciuto nella provincia e non importa sapere quale; ha 26 anni è patito di cinema, è fidanzato e da nove anni la madre è malata di cancro. 
Veniamo presi per mano in questa lettura dall'uso della terza persona e dell'indicativo presente che sapientemente ci fanno da guida nel dolore di Mattia, in questo malessere palindromo che unisce la madre e il figlio. Ma quello a cui assistiamo in realtà è un verbo che si contraddice all'evidenza è il gerundio degli istanti di Mattia, è il mentre in cui sta vivendo.

La scrittura è potente, risoluta, precisa, non declina mai nel drammatico o nel pietismo, è come se le parole possedessero una sfericità, che senza il minimo sforzo scivolando su un piano inclinato ne assorbiamo il loro significato.
Mattia non sta condividendo con noi il suo dolore, è suo. Lo possiede, così come la madre ne è l'origine così lui ne è la prosecuzione.

È un rapporto impari quello tra madre e figlio, non potrebbe essere altrimenti, lei è l'autrice dei suoi giorni, lui il semplice testimone di solo una parte dei suoi. C'è questa continua ricerca da parte di Mattia di conservare tutto il ricordo possibile della madre, si dice che un orologio rotto comunque due volte al giorno segni l'ora esatta; i ricordi per Mattia sono questo orologio, alcuni sono luce, altri oscurità, ma questo non ha importanza davanti alla possibilità di averli per sé, al di la del tempo, per sempre.

Veniamo portati nell'intimità di una famiglia, nei suoi luoghi di vita e di morte, nel paese, al cinema, in cucina, per strada, al lavoro, in ospedale, in un letto, in una musicassetta. Tutto scandisce un tempo che inevitabilmente smetterà di essere presente. Ma non c'è rassegnazione in questo anzi per come vediamo Mattia la condizione sua essenziale è la lucidità, la inevitabile e sottile rabbia che non detona mai, ma che lo porta talvolta ad essere scostante o indelicato ma mai ingestibile. 
L'equilibrio è quello che più ci colpisce e funziona esattamente come la luce che passa attraverso una lente per poi impressionare una pellicola, capovolgendo l'immagine per restituircela come l'avevamo inquadrata. Un modo per creare una distanza, perché altrimenti ci sarebbe impossibile leggere gli eventi senza provare anche per un solo istante il bisogno di staccarci, di smetterla di guardare quel dolore che per quanto possiamo aver provato, non vogliamo cedergli nuovamente e così lasciamo che sia Mattia a farlo per noi.


Nonostante questo il libro non si concede mai delle pause, è un page-turner che non si smette di leggere.
Gli occhi cercano le parole e le trovano sempre, come quelle leve di cui parlavo all'inizio, a fare il loro lavoro, macchine semplici; all'apparenza svantaggiose vista la grande capacità di forzare la nostra sensibilità, ma come delle pinzette sanno essere precise e sicure poiché riescono a prendere una parte delicatissima di noi, tirarla fuori senza strappo alcuno e rimetterla al suo posto una volta che anche l'ultima riga di questa storia si è depositata nel suono [...] più docile e più forte che lui abbia mai pronunciato e mai pronuncerà:

Mamma.


Recensione Sensoriale


Vista: La Brughiera


Tatto: Pelle screpolata

Gusto: Riso bollito

Olfatto: Crema per le mani


Voglie Impulsive


L'odore di quel grembiule appena usato

Uno sguardo tra l'azzurro e la cenere

Una cioccolata calda durante la nevicata del famoso 1986



Peso in Valigia: 348 Grammi


Recensione #Libro8 - Casino Totale - Jean-Claude Izzo

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L'amicizia ha un suo valore

Sulla strada la vita è la moneta corrente.


Esistono in tutte le arti i cosiddetti Capisaldi, soprattutto per ogni genere artistico esistente ne troviamo sicuramente un paio che servono sia da guida che da monito, che dettano una linea, uno stile oppure arrivano addirittura a chiuderne una intera produzione diventando di colpo l'Alfa e l'Omega di uno stile, di una caratterizzazione di una idea.

Trovarsi davanti ad un Libro considerato come uno dei Capisaldi della letteratura contemporanea, almeno per quanto riguarda il Noir Metropolitano non è facile. Ne percepisci il peso, mentre leggi ti domandi come lo recensirai, cosa ne dirai, quali emozioni ti avrà suscitato e se queste saranno concordi col giudizio oramai "insindacabile" della storia, di altri lettori, di critici e di semplici appassionati.

Ma la bellezza della lettura è il suo lasciarci immergere come meglio possiamo in una storia, lasciando che sia il nostro Sentire ad entrare in contatto o meno con i personaggi, con la trama, con le ambientazioni e piani narrativi.

Casino Totale è un romanzo che non ho trovato affatto semplice seppur la sua scrittura sia indubbiamente immediata e avvincente. La sviluppo tende a confondere, il sovrapporsi di nomi, eventi, luoghi odori sensazioni è dirompente. Non per forza questo va visto come un male, anzi, questa ( mia ) confusione ha fatto si che apprezzassi moltissimo lo spaccato storico che le pagine raccontavano attraverso l'intreccio di vite dentro una città come Marsiglia.

C'è la storia di un Mediterraneo che non conosciamo, fatto di immigrazione, di degrado di povertà e di intolleranza ( sembra scritto oggi ) di tradizioni e di linguaggi che si mescolano e prendono forma nella strada, dove si stringono patti e amicizie, dove la scuola di vita è semplice quanto la differenza fra vivere e sopravvivere.

Tre amici, Manu, Ugo e Fabio. Tutti e tre cresciuti con e per la strada, tutti e tre figli di immigrati. Crescono con la città, tra contraddizioni e speranze. Un futuro che è più facile "rapinare" che conquistare e come sempre la vita presenta il conto, ed è li che le scelte si fanno forzate perchè Le albe non sono che l'illusione della bellezza del mondo. Quando il mondo apre gli occhi, la realtà riprende i suoi diritti. E riappare il merdaio.

Fabio è diventato Poliziotto, Manu e Ugo in momenti diversi ma per ragioni simili sono stati ammazzati. L'amicizia è un legame immutabile e la giustizia non trova la corretta applicazione nei testi di diritto o dietro le afose pareti di una centrale di Polizia.
A complicare le cose c'è Marsiglia con il suo porto, le sue contaminazioni, la Mafia, la disoccupazione le amicizie e le donne. È un percorso fatto di scelte che sembrano del tutto normali poichè guidate dai sentimenti, ma quando si rappresenta la legge, i sentimenti possono uccidere quanto ucciderti.

C'è tanta rassegnazione in alcuni passaggi, Marsiglia sembra riservare ceffoni per tutti Perchè le sberle sono le caramelle dei poveri ed è proprio in queste caramelle che si scopre tutto l'essere madre di una città a me ignota, minacciosa e amorevole. Descritta alla perfezione che è un piacere farsi guidare tra le sue vie e piazze.
Fabio che di cognome fa Montale è un personaggio tangibile, solitario, colto solo come chi ha scoperto che per sentirsi vivi bisogna conoscere non solo il mondo ma attraverso il mondo di cui si è figli, trovare sè stessi. Ha una grande passione per la musica, per la pesca e la cucina.

In questo Romanzo la Metropoli è protagonista, Marsiglia appartiene a chi ci vive, non ci sono pagine in cui non sia presente l'asfalto o il suo profilo visto dal mare, i colori i suoni e i profumi sono il suo modo di comunicare con chi si muove sullo sfondo con i suoi echi e reminiscenze.

Casino Totale è il primo romanzo di una Trilogia ma può tranquillamente essere letto come un episodio unico, non sono sicuro che leggerò i restanti due romanzi, ma sono sicuro di una cosa, che Jean-Claude Izzo avesse un'etica ferrea. Fabio Montale è per moltissimi versi autobiografico, lo stesso Izzo fu figlio di immigrati, sia da parte di padre, di origini Italiane, che di madre, figlia di immigrati spagnoli. 
Tutto lo scritto ha come comune denominatore il Rispetto, per le persone, per i sentimenti, per le tradizioni e per la semplicità delle cose; ed è immediato capire che Il piacere passa attraverso il rispetto. A cominciare dalle parole.

Mentre Marsiglia rimane li, ed è l'unica cosa alla fine di cui possiamo essere certi poiché è l'unica in definitiva ad essere reale.


Recensione Sensoriale



Vista: Gli alberi spogli delle navi ormeggiate

Udito: Un po' di la del Mare di GianMaria Testa

Tatto: i solchi di un Vinile

Gusto: Mirto

Olfatto: Cumino


Voglie Impulsive



Lo sciabordio delle Onde

Un pavimento freddo sotto i piedi un pomeriggio d'Agosto

La luce possente dell'Estate


Peso in Valigia: 211 Grammi

Recensione #Libro7 - La Felicità delle Piccole Cose - Caroline Vermalle


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La felicità per molti è una ossessione,

per alcuni eletti una caccia al tesoro.


Scrivo colpevolmente in ritardo la recensione al bel romanzo di Caroline Vermalle - La Felicità delle piccole cose - poiché restando in tema di piccole cose, son giorni che una forte forma influenzale ha deciso di mettere K.O il mio sistema immunitario.

È stata una lettura intensa, come velocità e sensazioni; il libro, la sua idea di fondo, ha molto a che vedere a mio avviso con la ricerca di questa felicità soprattutto da parte dell'autrice, e sembra ben spiegata in questo passaggio di una intervista rilasciata sul Romanzo

- Quando è perchè ha deciso di diventare scrittrice? -

- Avevo Otto anni. Contemporaneamente ho deciso che sarei stata un' esploratrice, una regista, un' arredatrice e un' archeologa. Oggi ho 41 anni, ho spuntato un po di cose di questa lista, ma non ho ancora finito. -

Già, detta così la felicità potrebbe apparire come una lista di cose da fare, che si è buttato giù tra una merendina e una discesa sullo scivolo quando si aveva appena otto anni, perseguendole ostinatamente, fino al raggiungimento delle medesime. 
Ma la vera domanda è : - Perché non dovrebbe essere così? -

La Felicita delle Piccole Cose è un romanzo per la memoria, anzi un pro-memoria. Ci mette in guardia dal dimenticare che " è attraverso lo studio delle piccole cose che noi raggiungiamo la grande arte di subire la minor infelicità e di godere della maggior felicità possibili " ( S. Johnson )

Il Libro è la storia di Frèdèric Solis avvocato di un rinomato studio legale Parigino; uomo dai lineamenti marcati e con una espressione da divo del cinema d'altri tempi, coltiva una grande passione ereditata fin dalla più tenera età, quella per l'arte, ma sopratutto per i quadri degli impressionisti e per le loro opere aventi come soggetto i paesaggi innevati.

Questa passione-ossessione lo porta ad investire ed indebitarsi pur di entrare in possesso di un opera di uno di questi artisti. L'acquisto di quest'opera non è che l'inizio di una serie di eventi e circostanze che sciamano con forza all'interno della vita impeccabile dell'avvocato. Bastano una eredità ed una mappa che sembra tanto di un tesoro, di piccoli enigmi scritti su biglietti anonimi del treno e di musei, una segretaria fin troppo sensibile e zelante e la compostezza emotiva e le certezza di Fèdèric evaporano.  L'assioma, successo uguale felicità, aveva da sempre retto al richiamo di un passato famigliare oscuro e di un amore perduto perché andare oltre avrebbe significato commetter il peggiore dei crimini cioè la perpetuazione di altre creature destinate a soffrire. (Schopenhauer dixit)
ma questa volta il centro dell'attenzione è sulle piccole cose, su quei piccoli oggetti e simboli enigmatici che incuriosiscono l'avvocato e alimentano la sua passione-ossessione per l'arte degli impressionisti poiché tutto spinge in quella direzione.

Caroline Vermalle non dipinge un romanzo impressionista, non ci catapulta nella seconda metà dell' Ottocento, ci porta invece in una Parigi Natalizia e contemporanea, la cui presenza e atmosfera viene ovattata da una sferzante tormenta di neve. Tuttavia vuoi l'ambientazione, vuoi la scrittura l'impressionismo letterario c'è eccome; la Vermalle riproduce la vita per quello che è, e la ricerca della felicità è una caccia ad un tesoro che non può essere fatta da soli mentre nulla può essere lasciato al caso e nessuna coincidenza va persa.

C'è chi trova la propria felicità nel preparare un dolce o nel leggere un bel romanzo e c'è chi invece trova la felicità facendo pace con sé stesso, che forse è una felicità piccola ma fa parte di quelle cose che sono molto più grandi di noi.



Recensione Sensoriale


Vista: Solo nella neve si vedono le orme delle persone che se ne sono andate

Udito: April Come She Will by Simon & Garfunkel ( perché anche le stagioni hanno la loro felicità )

Tatto: Vernice

Gusto: Armagnac

Olfatto: Pasta Frolla


Voglie Impulsive


Visitare il Musée D' Orsay

Dormire su un dondolo

Parigi


Peso in Valigia:  318 Grammi


Recensione #Libro6 - Il Re dei Ladri - Cornelia Funke

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Vivere è un gioco.

Crescere è una delle regole.


Un libraio quando consiglia un libro non vende un prodotto, bensì concede un attimo di riposo alla fantasia.
Spesso e volentieri entrare in una libreria significa seguire un impulso; dare forma ad un bisogno, lasciare che qualcun altro, usando parole a noi comprensibili, possa educarci ad un bisogno urgente di sensibilità.
Il Libraio mette ordine a quel caos di rettangoli colorati che paiono tutti uguali, così impersonali, con i bordi ancora perfettamente bianchi e squadrati, come se non contenessero storie ma solide certezze.
Tutti così "geometrici" impilati o allineati che neanche una processione religiosa ha la stessa compostezza e coerenza.
Il mio concedere un istante di riposo all'immaginazione è coinciso con questo libro, mi è stato consigliato nella Libreria del borgo dove vivo a Torino. Una mano che si tende verso un basso scaffale di legno, l'indice che percorre il dorso della copertina del libro e quasi fosse provvisto di corde vocali sento un suono, alto quanto il mio viso, che mi investe.
- Ecco questo si! Il Re dei Ladri della Funke. 
  Ti piacciono le storie per Bambini? -

C'è sempre quell'istante in cui una parte di te non vuole cedere al consiglio, primo perchè è una scelta di un altro, secondo perchè avevi giusto adocchiato quel libro all'ingresso vicino alla cassa che aveva tutta l'aria di essere interessante/intrigante/Bestsellernelgirodiunmese...
Ma oramai il libro è nelle mie mani, non so quando ci sia finito, probabilmente tra le parole Funke e Bambini devono essere intercorsi dei movimenti che hanno portato questo oggetto, potenzialmente vivo, a trovare un moto a luogo verso un altro legno, un altro scaffale.

Non avevo mai letto storie per Bambini, non conoscevo Cornelia Funke e soprattutto nessuno mi aveva mai presentato Bo, Prosper, Vespa, Mosca e Riccio.

Sei ragazzini, chi scappato per scelta chi per necessità si trovano a vivere a Venezia, in un cinema abbandonato un po' umido ma accogliente

Un edificio basso, circondato da costruzioni più alte, come un bambino in mezzo ad un gruppo di adulti.

Prosper è il fratello maggiore di Bo, i due scappano nell'unica città possibile per loro, la città di cui la madre ha sempre raccontato loro prima di morire prematuramente: Venezia. Scappano dalla Zia Esther che ha richiesto la tutela di entrambi ma che sembra decisa a dividerli e tenere con se il più piccolo dei due, Bo.
I due dopo un viaggio difficile e alcune notti passate all'addiaccio vengono aiutati da Vespa Riccio e Mosca i quali li invitano al rifugio e ad unirsi alla loro particolare banda, sono dei piccoli ricettatori per la refurtiva ottenuta dai mirabolanti furti de Il Re dei Ladri, un ragazzino come loro, ma col ghigno beffardo, un ciuffo impeccabile e l'attenzione costante ad atteggiarsi come un adulto. 
Grazie a questi lavoretti e alla sua bravura il Re dei Ladri viene in contatto con una sinistra figura chiamata Il Conte il quale attraverso un intermediario noto alla combriccola commissiona loro il furto di un oggetto che dice di aver cercato per tutta l'esistenza.

Ovviamente non può mancare un investigatore privato lievemente sovrappeso, con una spiccata predilezione per i camuffamenti, una Orfana oramai adulta che vive in una grande casa e che custodisce a sua insaputa un oggetto di un inestimabile valore e Venezia, bella e complicata come i suoi palazzi e i suoi canali.

È un libro per bambini, una sorta di fiaba tinta di giallo, dove tutto accade senza grandi stravolgimenti che ha però il grande pregio di farsi leggere, giustamente, in modo semplice e lineare senza mai chiedere uno sforzo ulteriore se non quello di empatizzare coi piccoli protagonisti di queste pagine e con la loro strafottenza e simpatia.

Ci sono tante storie nella letteratura che raccontano di bambini che non vogliono diventare adulti o di adulti che vorrebbero tornare bambini, invece una delle chiavi più riuscite di questo romanzo è la tensione emotiva verso l'età adulta, la convinzione che potendo crescere d'improvviso tutto possa cambiare e in meglio senza mai doversi voltare indietro e che per alcuni è davvero così.

Alla fin fine questa storia ha la sua morale e ci osserva e squadra 
come se quel gigante si fosse sbottonato la camicia e gli avesse mostrato con il più naturale dei sorrisi di non avere un cuore
- Risponda a questa domanda, per favore - disse.
- Ma a lei i bambini piacciono?

Io vi dico di si, ma solo se dopo aver letto la recensione andiamo a mangiare un gelato.


Recensione Sensoriale


Vista: Una Pozzanghera

Udito: La Ballata dell'Uomo Ragno di Francesco De Gregori

Tatto: La federa di un cuscino

Gusto: Vaniglia

Olfatto: Dopobarba

Voglie Impulsive


Fare un capriccio

Non fare i compiti

Guardare i cartoni animati

Peso in valigia

258 Gr

Recensione #Libro5 - La Fortezza - Jennifer Egan

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A MindFuck

Una provocazione letteraria


Quando si sbircia sulla quarta di copertina di un libro si va sempre cercando informazioni basilari che siano di ispirazione e convincimento sul contenuto di questi rettangoli rilegati.

Quando ho scelto La Fortezza di Jennifer Egan la parola che più mi aveva colpito insieme alla bellissima e inquietante copertina del libro è stata: Gotico. A questa parola ovviamente potevo attribuire centinaia di significati, ma più mi si riproponevano più avvertivo la sensazione fossero falsi.
Non perché non mi convincesse la concezione di Romanzo Gotico, ma perché da quelle pagine percepivo una dimensione diversa, quasi mi comunicassero preventivamente che, quello che sarei andato a leggere, mi avrebbe spiazzato e entusiasmato.

Danny è giovane, curioso e tantounbravoragazzo nasconde un rimorso profondo, un episodio che lo ha segnato così come ha segnato Howard che da quel giorno è diventato l’esatta proiezione di ciò che un genitore mai vorrebbe vedere in un figlio: un problematico, un introverso, un disadattato.

Ray invece ha sviluppato in fretta la capacità di adattamento, scopre che -porta- non sempre ha a che fare con l’attraversare una soglia, bensì spesso è scoprire qualche cosa che va più a fondo, qualche cosa di nascosto e recluso, come alzare il lembo di una coperta e guardare sotto al letto dove tra polvere e insetti stecchiti non si palesano mostri ma speranze.
Ovviamente c’è un Castello e il suo essere un posto e un non luogo allo stesso tempo ( non posso dirvi molto di più…), una Baronessa il cui orgoglio è radicato come le 80 generazioni che han attraversato la storia per arrivare ad essere Lei, un cellulare che è vivo tanto quanto la sua possibilità di essere Connesso e che può essere motivo di evasione o di resa e poi c’è Holly che sembra sia diventata insensibile, che sia morta dentro ed è in attesa che qualche cosa abbia un effetto su di lei.

Jennifer Egan sa scrivere e non ha vinto per caso il premio Pulitzer con il suo lavoro successivo “Il Tempo è un Bastardo”, ma La Fortezza emana tutto il divertimento e la padronanza narrativa che han reso possibile questa provocazione letteraria.

Si, è un libro provocante: ci son capitoli che ho riletto per il solo gusto di sentire come le parole e i dialoghi andavano a legarsi gli uni con gli altri. È seducente e più di una volta stupisce senza per forza ammiccare al colpo di scena, è la stesura stessa ad essere quasi inscenata.
Mi piacerebbe poter dire di più, raccontare e far comprendere meglio la trama, le sue regole e i piani narrativi, ma vi rovinerei una lettura che raramente mi ha catturato così a fondo e di cui conservo ancora adesso, a distanza di giorni, il difficile compito di capire e bene in cosa mi sia imbattuto.


Non siamo di fronte ad un romanzo onirico o psichedelico, la prosa è muscolare, fisica, le parole sono vive e le immagini vivide, non si inceppa mai il meccanismo, è come se stessimo ascoltando un discorso senza punteggiatura al cui posto si è preferito variare il tono, cambiare la voce narrante e soprattutto essere sorpresi fin dall'inizio senza poter immaginare quanto lo sia invece la fine.

A MindFuck: Un idea o un concetto che scuote le proprie solide convinzioni circa la natura della Realtà.

Non vi resta che avventurarvi ne La Fortezza, un caminetto acceso e dei vestiti di Cachemire adagiati sul letto saranno lì ad aspettarvi mentre una campana rintocca in lontananza

Cinque rintocchi, ciascuno come un’onda argentea che s’infrange su una spiaggia buia

Recensione Sensoriale


Vista: Sentieri in una vallata

Udito: Oh My God, Whatever, Ect. by Ryan Adams

Olfatto: Tufo

Gusto: Ruggine

Tatto: Olio


Voglie Impulsive


Trovare una Mappa del Tesoro

Dormire su un letto a castello

Cadere, Rialzarmi, Ridere, Camminare