LA VITA DAVANTI A SÉ di Romain Gary
Hai presente il Giovane Holden
ecco se fosse nato nelle Banlieue sarebbe Momò
Come escono le parole da
queste pagine?
Quale archimedica spinta
ricevono per poter galleggiare sulla superficie umida degli occhi?
È una lingua meticcia, di
sostanza adulta ma nella forma bambina; è come tornare indietro nel tempo quando
anche ciò che non aveva un nome lo si comunicava attraverso l’uso di parole
prese in prestito dai grandi.
Quella ricerca affannosa
dei bambini di potersi esprimere ma soprattutto di essere capiti, poiché è la
via più semplice per essere amati.
Romanin Gary, la cui esistenza
non ha resistito forse al peso della vita stessa (è morto suicida a 66 anni ), ha scritto questo romanzo, La
Vita Davanti A Sé, raccontando di un ragazzo e dei suoi dieci anni. È la Parigi
degli anni 70, dove i quartieri più poveri vedono la maggior concentrazione di
immigrati i quali sono il popolo ed i francesi una sparuta
minoranza.
È il racconto della vita
nelle Banlieue quando ancora queste non sapevano di essere tali, è un incrocio
di lingue, razze, traffici, mestieri e personaggi che, visti con occhio adulto,
non potrebbero riservare alcuna sorpresa se non pietà o ribrezzo ma, agli
occhi di un bambino queste figure assumono i contorni della famiglia. Laddove
la povertà, la provvisorietà, la paura sono il quotidiano e dato che la felicità è nota per la sua scarsità sono le persone e
il loro animo ad essere l’unica ricchezza, l’unico rifugio, la sola speranza.
Questa storia appartiene
a Mohammed detto Momò, ragazzino sveglio e sensibile, consegnato a Madam Rosa
in una sorta di casa famiglia dove condivide con altri bambini la stessa sorte,
quella di essere dei figli di puttane.
Così Momò ci racconta che
le donne che facevano la vita non hanno diritto di avere la patria
potestà, è la prostituzione che lo richiede, al fine di evitare di perdere
il bambino e di vederselo consegnato al Brefotrofio si preferiva affidarlo a
gente che si conosceva e la cui discrezione era assicurata.
Madam Rosa è una matrona,
tanto grassa che quando cammina sembra
essere un trasloco vive al sesto piano in un condomino a Belleville e si
prende cura di questi figli del Mestiere ricevendo
in cambio un vaglia mensile per il loro mantenimento. La condizione di questi
bambini è pressoché permanente, le madri non torneranno, Madam Rosa è l’unica
donna della loro vita.
Ma questa è la storia di
Momò e di quei giorni, quando scopre l’amore, quello di essere figlio e farà di
tutto perché questo amore non finisca mai perché c’è una cosa ben peggiore
dell’essere soli al mondo, ed è esserlo in due.
Tutto intorno ruotano
personaggi meravigliosi nella loro semplicità, da Madam Lola il travestito del
Bois de Boulogne, ex pugile, scolpito
nella pelle color ebano ma dall’animo delicato, passando per Hamil, l’amico
anziano di Momò che parla ed affascina perché usa termini da saggio ed ha una
viscerale passione per Victor Hugo, fino al Dottor Katz che più che curare deve
rassicurare Madam Rosa e la sua ipocondria.
Commuove e riesce a far
sorridere l’innocenza che sostiene questo romanzo, c’è quello che nel mondo
d’oggi non si vuole, ci sono le persone prima della razza, le storie prima
della lingua, i sentimenti prima delle religioni. No, non è Momò a farci da
traghettatore in queste questioni così “adulte” di rilevanza così sociale,
perché non saprebbe neanche come poterle esprimere ma, dove non arrivano le
parole arriva il suo agire, ingenuo e sbruffone, ed è la miglior risposta a
tutte le domande che il mondo, forse da sempre, si pone di fronte ai “problemi”
di integrazione:
Bisogna volersi bene.
E se lo dice Momò che ha
dieci anni e forse qualcuno in più, vale la pena dargli ascolto.
Recensione Sensoriale
Vista: Scatola di Scarpe
Tatto: Carta stagnola
Gusto: Miele
Olfatto: Una candela appena spenta
Voglie Impulsive
L'odore dell'acqua di colonia di mio padre
Un pallone, un cortile e una estate senza fine
Un sacchetto di caramelle
Peso in Valigia: 286 Grammi
Investimento: 9.90€
Editore: Neri Pozza
0 commenti: